Con l’elezione del nuovo capo di Stato Nguyen Xuan Phuc e del nuovo primo ministro Pham Minh Chinh lo scorso 5 aprile, il Vietnam ha chiuso il cerchio della transizione riempiendo le due caselle mancanti nel mosaico della sua leadership, secondo lo schema dei cosiddetti “quattro pilastri”, che include anche le figure del segretario generale del Partito Comunista e del presidente dell’Assemblea Nazionale. Per saperne di più, anche in merito alla gestione dell’emergenza sanitaria, abbiamo contattato Sandra Scagliotti, console del Vietnam in Torino.
Console Scagliotti, bentornata su Scenari Internazionali. Come Lei ben sa, negli ultimi giorni, l’Assemblea Nazionale del Vietnam ha eletto Vuong Dinh Hue a Presidente, Nguyen Xuan Phuc a Capo dello Stato e Pham Minh Chinh a Primo Ministro. Si tratta di funzionari-chiave del Vietnam, che guideranno il Paese nei prossimi cinque anni (2021-2026). A trentacinque anni dalla riforma economica (1986), il Vietnam ha ottenuto grandi successi nello sviluppo economico e ha assunto importanti ruoli internazionali e regionali. Come valuta i risultati del Vietnam negli ultimi anni?
I nuovi eletti si accingono al compito di rinnovare, innovandoli e continuandoli, i successi positivi della stagione precedente, in cui il Vietnam, fra il resto, ha molto rafforzato il suo ruolo e brand a livello globale. Fra i Paesi più promettenti in campo economico nella regione ASEAN, il Vietnam è oggi considerato a medio reddito, una nazione che mira a costruire un’industria moderna entro il 2025 e ad un reddito medio-alto entro il 2030.
A livello internazionale, nel 2020, il Vietnam è stato di turno alla Presidenza dell’ASEAN e, in questo contesto, Hanoi ha invocato un approccio compatto ed efficiente, in risposta alle minacce poste dalle nuove sfide globali, un orientamento che spinge i Paesi del Sud-est asiatico ad una centralità non solo geografica nel Continente asiatico, a patto di saper mantenere la propensione all’apertura dimostrata negli ultimi anni, che ha portato a siglare accordi commerciali al proprio interno e con il resto del mondo.
Quest’apertura, questa attenzione al dialogo e al confronto è, com’è noto, una delle caratteristiche tipiche del Vietnam che, come qualcuno ricorderà, ai tempi della Guerra Fredda, seppe mantenere una giusta politica di equidistanza. Occorre ricordare che il Vietnam, nell’ultimo triennio, ha portato a conclusione ben undici accordi commerciali, fra cui l’Accordo di Libero Scambio EU-VN (EVFTA), che offre numerose opportunità d’affari anche agli operatori italiani.
Il Paese s’impegna oggi più che mai a costruire un ambiente di favorevole al business e, se la modernizzazione procede vertiginosamente in vari settori, il Vietnam non dimentica il potenziamento di settori quali la sanità pubblica. Oggi lo vediamo impegnato in numerosi progetti miranti a rafforzare il sistema sanitario e a ridurre le esistenti sacche di povertà, perché, non dimentichiamo, il Vietnam è un Paese ancora largamente rurale e non sottovaluta le sfide legate alle questioni ambientali e climatiche. Il Vietnam ci ha insegnato che indipendenza e libertà non sono mai merci barattabili; oggi ci insegna che per avere un Paese di forze produttive attive, si deve investire sulla salute dei cittadini.
Nel 2020, il Vietnam ha ottenuto successo anche nella gestione e nella risposta alla pandemia. Inoltre è stato uno dei pochi Paesi ad aver evitato la recessione, registrando anzi una crescita del PIL pari al 2,9%. Nonostante la domanda globale ancora lenta, l’economia ha registrato un aumento delle esportazioni di acciaio, elettronica e personal computer. I grandi risultati sono frutto della leadership del Partito Comunista e dell’operato decisivo del governo. Come valuta il progresso del nuovo esecutivo nei prossimi cinque anni sotto la guida dei nuovi funzionari-chiave?
I nuovi eletti sono dirigenti di grande esperienza e competenza che, sono certa, sapranno affrontare le nuove sfide ponendo giusta attenzione al processo di innovazione e di riforme, sulla scia dei loro predecessori, che hanno saputo agire con rigore e coraggio. Relativamente al Covid, il Vietnam ha saputo far tesoro dei diversi casi di epidemia degli scorsi decenni, a partire dalla SARS del 2002-2003 e detiene pertanto una notevole esperienza.
Se gli immediati ed adeguati piani sanitari adottati dal sistema politico vietnamita e la grande partecipazione popolare hanno fatto sì che il Vietnam diventasse uno dei Paesi al mondo che meglio ha fronteggiato e vinto la pandemia, le imponenti misure di sostegno all’economia messe in atto hanno avuto un effetto repentino ed efficace. Grazie ad un alto consenso sociale, ogni cittadino del Vietnam ha partecipato attivamente alla lotta contro questo nemico “invisibile”, in ragione di una capillare promozione da parte delle istituzioni, attuata per tramite di efficaci campagne informative sui social network e con il ricorso alle moderne tecnologie di comunicazione.
Il Vietnam è un Paese grande pressappoco quanto l’Italia ma con una popolazione che sfiora i 100 milioni di abitanti. Eppure, contro le Cassandre dell’Occidente, e a dispetto delle previsioni più fosche, è diventato uno dei casi di successo più evidenti nella gestione del primo anno della pandemia e uno dei Paesi dagli esiti materiali più consistenti. Un altro elemento cruciale che ha contributo al successo del Vietnam sta nel fatto d’aver mobilitato tutto il sistema politico. Inoltre, nonostante la pandemia, l’economia vietnamita, nel 2020, ha continuato a registrare forte incremento: una crescita che, sostenuta da un’economia stabile, bassi tassi d’interesse, dallo sviluppo delle infrastrutture e dei negoziati con i principali partner commerciali, dovrebbe portarsi al 6,8% quest’anno, secondo le attuali previsioni di mercato. Sono successi inimmaginabili in Europa.
Con l’entrata in vigore dell’Accordo di Libero Scambio tra Unione Europea e Vietnam (EVFTA), si è aperta una nuova porta per le relazioni tra il Vietnam e i Paesi europei, tra cui l’Italia. Come vede il futuro dei rapporti tra Vietnam e Italia?
Vietnam e Italia si impegnano oggi a rafforzare la loro cooperazione economica: tra i Paesi ASEAN, il Vietnam è il maggior partner commerciale dell’Italia e punta ora a rilanciare la sua economia in direzione di uno sviluppo sostenibile e di una crescita verde, con una spinta degli investimenti privati e delle esportazioni verso UE e ASEAN. Come ho detto, nonostante la pandemia, l’economia vietnamita ha continuato a crescere, contrariamente a quanto avvenuto in Italia, paese che soffre una grave crisi economica. Se il legame che unisce Vietnam e Italia ha radici antichissime, le relazioni diplomatiche hanno oggi raggiunto l’apice del successo e vivono una stagione di grande intensità, la più ricca di opportunità mai registrata nella storia dei due Paesi.
L’Italia, vorrei ricordare, fu uno dei primi Paesi europei a stabilire relazioni diplomatiche ufficiali con il Vietnam (23 marzo 1973), nonostante l’orientamento della politica statunitense, volta allora ad isolarlo dal contesto internazionale, così come, nei lunghi anni dell’embargo statunitense, fu tra i primi Paesi a fornire aiuti. Negli anni della cosiddetta “guerra americana”, l’Italia fu poi protagonista di una vasta ondata di solidarietà a favore della popolazione vietnamita; il sostegno di quel tempo, ha forgiato i sentimenti di amicizia e la volontà di scambio e cooperazione che ancora oggi legano la Penisola italiana al Vietnam.
Nel 2013 è stata siglata la Dichiarazione Congiunta sul Partenariato Strategico che ha posto la collaborazione su solide basi intergovernative. Vorrei sottolineare che, in questo quadro, il Piemonte è capofila: sin dai primi anni Novanta, Politecnico e Università di Torino, in collaborazione con il Centro di Studi Vietnamiti e la comunità vietnamita residente, hanno organizzato, accanto a scambi accademici, corsi e seminari rivolti allo studio della storia, della cultura e del sistema giuridico vietnamita e prodotto varie iniziative e didattiche, ricerche e pubblicazioni.
Nella Città di Torino, inoltre, sin dal 1996, opera la Camera di Commercio Mista Italia Vietnam – nata sotto gli auspici dell’Ambasciata della Repubblica Socialista del Vietnam e del Centro di Studi Vietnamiti – attiva nell’alveo dell’Unioncamere e promotrice di missioni e road show atti a promuovere la presenza italiana in Vietnam. Nel settembre 2015, inoltre, è stato siglato un Patto d’amicizia e cooperazione fra la Città di Torino e il Comitato del Popolo della Città di Ho Chi Minh. Sulla base di questa premesse, sono certa che i rapporti di amicizia, scambio e cooperazione fra i nostri due Paesi non cesseranno di svilupparsi e intensificarsi.
Fonte: scenari-internazionali.com
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